L’allenamento dei giovani rappresenta una sfida importante per allenatori ed istruttori di ogni ambito e disciplina sportiva. E’, da questo punto di vista, importante chiedersi se tutte le forme di movimento sono ugualmente adeguate o se ci sono proposte di attività che possano rivelarsi più efficienti di altre in determinati periodi di crescita.
Innanzitutto, bisogna partire dal presupposto che l’allenamento giovanile non è un allenamento degli adulti ridotto (Weineck, 2007), ma deve essere considerato come un allenamento a se stante, in quanto essendo i giovani nella fase di crescita, sono soggetti a cambiamenti evidenti di tutti gli apparati ed organi tra cui, in particolare, l’apparato locomotorio e nervoso.
Partendo dall’età di 5-7 anni, che corrisponde al I° periodo di proceritas, cioè di un aumento della statura a livello scheletrico, le attività motorie devono essere focalizzate sul consolidamento degli schemi motori di base (correre, saltare, arrampicarsi, ecc.) necessari per appropriarsi di tutto il bagaglio motorio necessario per la vita di relazione, e dell’allenamento delle capacità coordinative. Con il termine coordinazione si intende il modo in cui un soggetto organizza tra loro un certo numero di abilità, al fine di risolvere un problema motorio più o meno complesso, Si può quindi intuire che, soprattutto in età prepuberale, per elevare il grado di coordinazione è necessario favorire l’apprendimento del maggior numero di abilità motorie possibili (Ferretti, 2011). In questa fase, sono da proporre anche esercizi di flessibilità e rapidità. Un caso a parte, invece, occupa l’allenamento della resistenza, che può essere sì proposto durante questo periodo ma attraverso attività semplici, ludiche e di breve durata, dove l’attenzione deve essere posta non tanto sul miglioramento della resistenza aerobica, né tanto meno anaerobica, ma sul gesto della corsa in modo da acquisire la corretta esecuzione ed economicità del gesto motorio.
Il periodo dagli 8 agli 11 anni, la fase detta di turgor secundus, cioè il periodo in cui avviene un aumento ponderale a livello muscolare ed adiposo, è considerata la migliore età per l’apprendimento. Durante questa tappa evolutiva devono essere proposte varie forme di attività e di esercitazioni con finalità diverse. L’accento è ancora posto sulle capacità coordinative che devono essere apprese in maniera più fine e precisa e sulla capacità di velocità, in particolare della capacità di reazione (cioè di reagire prontamente ad uno stimolo) ed azione motoria (che consiste nella fase esecutoria della risposta). In questa fase, inoltre, ha inizio la specializzazione sportiva con l’assimilazione in forma accurata delle principali tecniche sportive. Esercizi aerobici sono sicuramente da inserire, ma senza affaticare oltre misura gli apparati cardio-circolatorio e respiratorio ancora in via di sviluppo.
La fase puberale comincia in momenti diverse: 11-12 anni per le femmine e 12-13 anni per i maschi. Secondo molti studi, con la pubertà, l’interesse verso lo sport diminuisce drasticamente e molti giovani proprio in questa età smettono di praticare sport. All’insegnante, quindi, in questi casi, si richiede non solo competenza professionale nel settore ma anche carisma e bravura nel cercare di coinvolgere il giovane in qualsiasi tipo di pratica sportiva. Durante questa tappa evolutiva, si passa da un’attenzione particolare verso le capacità coordinative (che aveva segnato tutta la fase della prepubertà) ad un addestramento maggiore delle capacità organico-muscolari. Esercizi di resistenza devono essere proposti aumentandone gradatamente volume ed intensità. Anche esercitazioni di forza sono da consigliare in questa fase, allo scopo di rinforzare e tonificare tutto il corpo, in particolare il core.
Con l’adolescenza (13-14 anni nelle femmine, 14-15 anni nei maschi) si ha una diminuzione della crescita in lunghezza a favore di un aumento di quella in larghezza. In questa tappa si continua ed intensifica il percorso allenante iniziato nella prima fase puberale. Le capacità organico-muscolari sono nuovamente al centro della programmazione. Agli esercizi di resistenza aerobica possono essere affiancate esercitazioni anaerobiche, e le esercitazioni di forza che, precedentemente erano finalizzate ad un rinforzo generico di tutto il corpo, con la maturazione dell’apparato scheletrico e muscolare e con i livelli di testosterone nel maschio che raggiungono quasi quelli dell’adulto, sono finalizzati anche ad un aumento dell’ipertrofia.
Conclusione
Concludendo, quini, l’allenamento dei giovani rappresenta un compito impegnativo da parte di allenatori, istruttori e insegnanti. In Paesi come l’Islanda, in cui il movimento sportivo sta vivendo negli ultimi anni un periodo di enorme crescita e sviluppo culminata tra l’altro con la nazionale islandese di calcio arrivata ai quarti di finale dell’ultimo Europeo, l’allenamento di giovani in età evolutiva è un ruolo molto delicato tanto che un istruttore di un settore giovanile deve possedere più specializzazioni e qualifiche di un allenatore di una selezione di adulti. Ed è da qui che l’Italia deve ripartire. Inutile ricordare le tante ricerche che attestano l’Italia come uno dei Paesi con un tasso di obesità infantile tra i più elevati di tutta Europa, e con quasi un bambino su due che non pratica alcun tipo di attività fisica. E’ importante ripartire dalle basi, investire sullo sport giovanile e sulla preparazione di insegnanti qualificati che siano all’altezza di questo compito in quanto proposte di allenamento in questa fase risultano determinanti per tutto il resto della vita.
Bibliografia
- Ferretti F., Arcelli E., Bisciotti G.N., Castellini E., Congedo P., Gatteschi L., Rampini E., Roi G.S., Sannicandro I.; L’allenamento fisico nel calcio, 2011, Edizioni Correre, Milano
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